Mark Twain non è certo un autore dimenticato ma di certo sono drammaticamente trascurate od addirittura ignote se non agli accademici le sue opere più significative. Le ragioni di questo sciagurato oblio sono diverse. La prima è probabilmente dovuta ad un meccanismo editoriale: i suoi libri più celebri - “Le avventure di Tom Sawyer” e “Le avventure di Huckleberry Finn” - sono da tempo destinate alla narrativa per ragazzi. Non esiste sussidiario della scuola primaria che non ne contenga un episodio e spesso vengono adottate come libro di testo nelle scuole medie. Il timore è che questo accada per il semplice motivo che sono storie che parlano di adolescenti. Ma trattandosi di adolescenti del XIX secolo, Sawyer e Finn, fanno delle cose incomprensibili per i loro coetanei di oggi, che lungi dal sospettarne la modernità preferiranno, non senza ragione, la play station. Propinare scene di vita nel Mississippi del XIX Secolo non sembra essere il modo migliore per convertire i ragazzi dalla Nintendo ai romanzi. Meglio Harry Potter. Mark Twain, esattamente come Dickens, raccontava storie di adolescenti perché viveva in un mondo pieno di giovani e dove, peraltro, invecchiare era spesso un’impresa. I ragazzi erano i protagonisti di società giovani, che crescevano impetuosamente e con loro crescevano i lettori. Ma quando ti ritrovi, postumo e contumace, ad essere un autore confinato nella narrativa scolastica perdi di autorevolezza: quello che è successo a Twain lo accomuna a Swift (ha scritto “I Viaggi di Gulliver”, un’opera satirica di cui non si fanno mai leggere i viaggi dal terzo al quinto, che sono i migliori), Melville (quello di “Moby Dick” che sta alla narrativa per ragazzi quanto la “Divina Commedia” al Karaoke), Stevenson (“L’Isola del Tesoro” e “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”, che non è proprio una favola della buona notte), London (“Zanna Bianca”, così tutti evitano di leggersi “Il Tallone di Ferro” che svela il London socialista), Collodi (“Pinocchio” è una storia di paura: sappiatelo). E’ come se gli editori e gli educatori considerassero la letteratura dei secoli passati quasi una fase giovanile della letteratura di oggi e la gettassero in pasto ai giovanissimi con la convinzione che sia alla loro stessa altezza. Così gli adolescenti si attaccano a youtube e i lettori sono privati di opere di grande valore che non vengono più tradotte o pubblicate. Va quindi un plauso alla casa editrice Mattioli 1885 che ha avviato una vera e propria impresa: la pubblicazione dell’opera omnia di Mark Twain, riportando alla luce autentici gioielli. La verità è che Mark Twain è per la letteratura della prima metà del ‘900, soprattutto per quella americana, l’equivalente di quello che sono stati i Beatles per la musica rock: praticamente tutto quello che è venuto dopo, lui lo aveva già fatto. Maestro riconosciuto del realismo e della satira, Twain ha scorrazzato e imperversato per ogni genere letterario, con risultati che meritano di essere riportati alla luce e donati ai lettori di oggi, storditi da troppa scrittura superficiale e scontata. Ne è un esempio il racconto breve, anzi brevissimo, che dà il titolo alla raccolta “Cannibalismo in treno”, che potrebbe benissimo essere scritto da Edgar Allan Poe per quanto è inquietante, da HP Lovecraft per quanto è terrificante, solo ed esclusivamente da Twain per quanto è dissacrante, divertente e, mi scuso per l’eccesso di aggettivi, geniale. “Cannibalismo in treno” è il racconto di un convoglio diretto a Chicago bloccato da una tormenta di neve. I passeggeri, isolati per giorni dal resto del mondo, saranno costretti per sfamarsi a sacrificare alcuni di loro. Ma nella civile America di fine ‘800 la scelta di chi sacrificare in nome della sopravvivenza degli altri sarà affidata a procedure di democrazia assembleare degne della Camera dei Rappresentanti. Non a caso il sopravvissuto che racconta a Twain – in occasione di un viaggio in treno - l’agghiacciante episodio altri non è che un Deputato di Washington. Travestito da racconto dell’orrore “Cannibalismo in treno” è un racconto politico che andrebbe somministrato ai rappresentanti delle istituzioni nell’età adulta, risparmiandogli Tom Sawyer.
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Ottobre 2017
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