Piccola bottega per lettori: istruzioni per l'uso
Una persona può decidere di tenere un blog sostanzialmente per tre motivi:
· per colmare un disperato bisogno di attenzione;
· per cercare di guadagnarsi il proprio quarto d’ora di celebrità;
· per chiedere aiuto;
Questo blog è una richiesta di aiuto che implica anche il mettersi a disposizione per aiutare gli altri.
Chi chiede aiuto è un lettore, un reader, che pensa di essersi accorto che c’è qualcosa che non va.
Innanzitutto stanno scomparendo le librerie. Le poche rimaste sono degli empori giganteschi, comodi ed accoglienti. Ma sui loro scaffali, sono i libri a scomparire. Se non hanno un potenziale commerciale di lunga durata, romanzi e saggi, resistono in libreria il tempo della loro uscita, qualche settimana o poco più.
Trovare un vecchio libro è diventato pressoché impossibile, anche se è ancora in catalogo. Certo, c’è lo sconfinato mercato on line, una vera cornucopia nella quale i bibliofili possono attingere a piene mani. Ma dentro ogni grande abbondanza si perde il senso dell’orientamento e tutti i lettori sanno che un libro va toccato, per essere conosciuto e scelto. Va tenuto in mano e, soprattutto, se ne deve poter parlare.
La seconda cosa che non va è che, tranne i lodevoli inserti settimanali dei quotidiani, di libri si discute sempre meno. Un tempo se ne parlava prima di tutto con i librai, ma questi sono scomparsi insieme alle librerie. Anche rivolgendosi a Santa Madre Google, se si digita il titolo di un libro per cercarne un giudizio, il meglio che ci possa capitare è un rimando a Wikipedia o l’accesso ai commenti dei lettori sui siti di e-commerce.
A parte la diffidenza verso la loro affidabilità, essendo di fatto didascalie di un prodotto in vetrina, questi commenti assomigliano più ad un televoto che ad una discussione su un libro. Esprimono giudizi sommari e solo raramente un minimo di amore per quello su cui si esprimono.
Manca del tutto quello che Roland Barthes definiva il piacere del testo, ovvero il piacere per i testi, anche per quelli che non ci piacciono.
I readers sono sempre a caccia di un libro che si sono persi, desiderosi di condividere con altri le loro scoperte.
Questo blog serve a questo: tutto qui.
Sono stato tentato di azzardare un Manifesto, del tipo Reader di tutta la rete, unitevi!, ma Edoardo Sanguineti ci ha spiegato che non è più tempo di Manifesti. Lo ha fatto soprattutto nell’introduzione al suo spartito letterario della performance: Ritratto del Novecento. Una cosa che assomiglia ad un blog, ma molto concentrato.
Le uniche tre regole che verranno seguite e che chiedo a tutti di rispettare sono:
· non parlare delle ultime novità, a meno che non sia chiaro che sono passate inosservate e che dureranno sugli scaffali degli empori appena per qualche ora;
· non parlare dei libri di cui parlano tutti e degli autori di cui parlano tutti, a meno che non si tratti di libri di cui parlavano/hanno parlato tutti ed ora non se ne parla più, oppure dei libri dimenticati degli autori di cui parlano tutti;
· parlare solo dei libri che ci sono piaciuti, riservando le critiche solo a quelli che sono già piaciuti a qualcun altro sul blog: la vita è troppo breve per trascorrerla a discutere dei libri brutti.
Una persona può decidere di tenere un blog sostanzialmente per tre motivi:
· per colmare un disperato bisogno di attenzione;
· per cercare di guadagnarsi il proprio quarto d’ora di celebrità;
· per chiedere aiuto;
Questo blog è una richiesta di aiuto che implica anche il mettersi a disposizione per aiutare gli altri.
Chi chiede aiuto è un lettore, un reader, che pensa di essersi accorto che c’è qualcosa che non va.
Innanzitutto stanno scomparendo le librerie. Le poche rimaste sono degli empori giganteschi, comodi ed accoglienti. Ma sui loro scaffali, sono i libri a scomparire. Se non hanno un potenziale commerciale di lunga durata, romanzi e saggi, resistono in libreria il tempo della loro uscita, qualche settimana o poco più.
Trovare un vecchio libro è diventato pressoché impossibile, anche se è ancora in catalogo. Certo, c’è lo sconfinato mercato on line, una vera cornucopia nella quale i bibliofili possono attingere a piene mani. Ma dentro ogni grande abbondanza si perde il senso dell’orientamento e tutti i lettori sanno che un libro va toccato, per essere conosciuto e scelto. Va tenuto in mano e, soprattutto, se ne deve poter parlare.
La seconda cosa che non va è che, tranne i lodevoli inserti settimanali dei quotidiani, di libri si discute sempre meno. Un tempo se ne parlava prima di tutto con i librai, ma questi sono scomparsi insieme alle librerie. Anche rivolgendosi a Santa Madre Google, se si digita il titolo di un libro per cercarne un giudizio, il meglio che ci possa capitare è un rimando a Wikipedia o l’accesso ai commenti dei lettori sui siti di e-commerce.
A parte la diffidenza verso la loro affidabilità, essendo di fatto didascalie di un prodotto in vetrina, questi commenti assomigliano più ad un televoto che ad una discussione su un libro. Esprimono giudizi sommari e solo raramente un minimo di amore per quello su cui si esprimono.
Manca del tutto quello che Roland Barthes definiva il piacere del testo, ovvero il piacere per i testi, anche per quelli che non ci piacciono.
I readers sono sempre a caccia di un libro che si sono persi, desiderosi di condividere con altri le loro scoperte.
Questo blog serve a questo: tutto qui.
Sono stato tentato di azzardare un Manifesto, del tipo Reader di tutta la rete, unitevi!, ma Edoardo Sanguineti ci ha spiegato che non è più tempo di Manifesti. Lo ha fatto soprattutto nell’introduzione al suo spartito letterario della performance: Ritratto del Novecento. Una cosa che assomiglia ad un blog, ma molto concentrato.
Le uniche tre regole che verranno seguite e che chiedo a tutti di rispettare sono:
· non parlare delle ultime novità, a meno che non sia chiaro che sono passate inosservate e che dureranno sugli scaffali degli empori appena per qualche ora;
· non parlare dei libri di cui parlano tutti e degli autori di cui parlano tutti, a meno che non si tratti di libri di cui parlavano/hanno parlato tutti ed ora non se ne parla più, oppure dei libri dimenticati degli autori di cui parlano tutti;
· parlare solo dei libri che ci sono piaciuti, riservando le critiche solo a quelli che sono già piaciuti a qualcun altro sul blog: la vita è troppo breve per trascorrerla a discutere dei libri brutti.