L’assassinio di Daphne Galizia, la giornalista maltese protagonista di importanti inchieste sulla finanza occulta, fa deflagrare molte verità sul nostro tempo. Ciò che colpisce non è soltanto che nella presunta civile Europa si possa morire perché si è cercato e raccontato la verità; ma l’apparente scarto tra la marginalità del luogo in cui questa condanna a morte è stata eseguita e l’intreccio di interessi di cui è l’epicentro. Così come un tempo i fuorilegge fuggivano in luoghi estremi e gli Stati Nazione esiliavano in regioni altrettanto remote gli indesiderati – la colonia penale australiana, i campi di prigionia della Nuova Caledonia o della Guyana Francese, la stessa Legione Straniera o i gulag siberiani – oggi nelle isole minori di oceani ormai completamente esplorati si lavano i panni sporchi del capitale. Le Isole Cayman, o Malta. Malta, un posto del tutto periferico, in cui vengono fatti sbarcare e circolare in cerca di souvenir i passeggeri delle navi da crociera nelle rotte mediterranee; un’isola che per essere presente nella letteratura ha dovuto aspettare uno come Thomas Pynchon, avvezzo alla letteratura obliqua, alla tracciatura di mappe narrative di difficile interpretazione, al dettaglio spiazzante, che nell’irrilevante La Valletta ambientò parte del suo V. Sembra quasi che mentre il mondo viene rimpicciolito e accorciato dalla velocità e la pervasività delle nostre tecnologie, i luoghi marginali riacquistino valore: perché ogni rete ha i suoi nodi. E il denaro del tutto smaterializzato delle transazioni poco lecite o illegali; questo denaro clandestino di cui è facile perdere le tracce ma da qualche parte deve pure rispuntare perché possa essere accumulato e speso è il caveaux in cui cronisti come Daphne Galizia riescono talora ad intromettersi. Non per rubare ma per svelare un segreto oscuro, come accade in quel gioiello di cinematografia e sceneggiatura che è Inside Man di Spike Lee. Se per Joseph Conrad il cuore oscuro della tenebra occidentale era un accampamento nell’Africa nera finanziato dall’avidità occidentale, oggi è la banca stessa a nascondersi in qualche interstizio del mondo dove a ribollire è ancora una volta, l’orrore. Il nostro. La tragedia di Daphne è però anche una tragedia classica, come dimostrerebbe la riscoperta del libro dimenticato Un Sudario non ha Tasche. Un libro necessario, di cui parliamo nella sezione Libri Ritrovati del Blog.
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Gennaio 2018
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